7.2 La biblioteca

Appena i miei occhi si furono abituati alla penombra, mi accorsi che la stanza era completamente piena di scaffali, e gli scaffali erano pieni di libri di carta. Per la maggior parte erano in cattive condizioni, danneggiati dall'umidità, con la carta acida che si usava nel secolo scorso che stava per andare in briciole al primo tocco, e su tutto uno strato incredibile di polvere. Però io sapevo che non si era fatto in tempo a fare lo scanning di tutte le biblioteche dell'Università di Pisa, e quindi quel mucchio di sporcizia conteneva delle conoscenze che non si trovavano nella nostra attuale biblioteca digitale. Alla parete c'era una copia ingiallita, sotto vetro, del Decreto dell'Evacuazione.

Il vecchio si fece spingere fin sotto ad uno scaffale, si allungò faticosamente fino a poter frugare tra i libri e prese un volume dalla copertina che cadeva a brandelli. Si leggeva solo la prima parola del titolo: ``Hazards''. Il libro perdeva pezzi di carta ogni volta che il vecchio girava una pagina, ma la Giusti mi guardò con uno dei suoi soliti sguardi da maestra severa, e io mi sforzai di non esprimere disgusto.

- Ecco, questo è quello che cercavo... sai, noi vecchi abbiamo una memoria strana, a volte ci si ricorda di qualcosa letto quaranta anni fa e magari non di cosa ci è successo ieri. L'articolo è a firma Harris, Canavan, Sagan, e Ostro. Parla di ``uso ed abuso delle tecnologie per evitare i rischi di collisioni interplanetarie''.

- Abuso? - il vecchio aveva colto di sorpresa anche la Giusti, che a me sembrava sapesse praticamente tutto.

- Abuso... in questo articolo si sostiene che se si sviluppa la tecnologia per deflettere un asteroide lontano dalla Terra, esattamente la stessa tecnologia può essere usata per deflettere un asteroide in modo che vada ad urtare la Terra, e anche che le occasioni per questo uso distruttivo sono assai più frequenti di quelle per un uso difensivo.

- Questa è una forma dell'argomento classico per cui non esistono armi che siano veramente solo difensive - commentò la prof.

- Esatto, ma qui c'è un calcolo preciso, vediamo... ecco, guardate questo grafico. Mostra la frequenza delle opportunità di abuso, in funzione della variazione di velocità che si può impartire all'asteroide. Per avere un'opportunità all'anno per lanciare un asteroide della misura di Chicxulub, cioè di dieci chilometri di diametro, contro la Terra, bisogna essere in grado di dargli un cambiamento di velocità di circa un chilometro al secondo.

- Ma questo richiede delle capacità molto al di sopra della tecnologia che noi abbiamo oggi - fece la Giusti.

- Non è esatto - replicò il vecchio - perché sempre nel corso dello Spaceguard Survey fu scoperto il modo di deflettere un asteroide di grandi dimensioni, anche senza armi nucleari.

- E come? Deflettere un mostro da milioni di milioni di tonnellate, che viaggia verso la terra a molti chilometri al secondo, e senza energia nucleare?

- Precisamente; il metodo si basa sull'impiego di un altro asteroide, o meglio una cometa, da scagliare contro l'asteroide in rotta di collisione con la Terra. Non so se voi siete sufficientemente esperti di meccanica celeste per apprezzare i particolari, ma posso trovare un altro libro dove il metodo è descritto... ecco, passatemi quel grosso volume là in alto, con la scritta ``Idaho National Engineering Laboratory''.

Io mi sobbarcai il lavoro di tirare giù un altro ammasso di polvere e muffa e lo passai a Carletti, che in pochi minuti trovò una figura che più o meno spiegava il principio. Si usava un sistema di propulsione relativamente convenzionale per spingere del materiale tolto da una cometa su di una rotta di collisione con un asteroide (o cometa) che si voleva deflettere. Nei casi estremi, si defletteva un'intera cometa per farla sbattere contro un'altra. Si poteva anche usare un sistema a più stadi, deflettendo un piccolo asteroide che picchiava contro una cometa di medie proporzioni, in modo che quest'ultima colpisse e deflettesse un asteroide di proporzioni enormi.

- Questo è una specie di biliardo spaziale! Non posso credere che saremmo veramente capaci di farlo; questa è solo una teoria - la Giusti era scettica.

- Ma la tecnologia spaziale dei dinosauri avrebbe anche potuto essere molto superiore alla nostra - rispose il professor Carletti.

- Se la stazione spaziale che noi abbiamo trovato come asteroide 2031 XAX2 è stata veramente costruita dai dinosauri, allora erano molto superiori a noi in fatto di veicoli spaziali: 2031 XAX2 ha due chilometri di diametro - fu il mio commento; comiciavo ad essere convinto delle argomentazioni del vecchio scienziato.

- Allora erano certamente in grado di spostare un asteroide delle stesse dimensioni, e avrebbero potuto usare il metodo del ``biliardo spaziale'' per deflettere un asteroide grande come quello che ha scavato il cratere di Chicxulub - concluse Carletti.

- Questo significa che avrebbero potuto deflettere lontano dalla Terra e anche verso la Terra. Ma perché? perché avrebbero dovuto farlo? - mi pare che sia stata la prima volta che sentii la voce della Giusti tremare, come se stesse per piangere. Strano; stava quasi diventando una ragazza emotiva.

- Forse ha ragione il colonnello Jones - intervenni - le sole motivazioni dei dinosauri che possiamo comprendere sono quelle della guerra. Forse la ricerca della distruzione del nemico è un sentimento universale, indipendente dalla specie, e i dinosauri ne erano ben dotati, se erano parenti del Tyrannosaurus Rex.

- Non dire sciocchezze - la prof era arrabbiata, ora - i Waukarlysaurus erano parenti dei Tyrannosaurus quanto noi siamo parenti delle iene.

- Chi è il colonnello Jones? Un esperto militare di paleontologia? - ora era Carletti ad essere confuso.

- No, è un militare, che si occupa di UFO, e chi ha chiesto una consulenza su di una stazione spaziale costruita dai dinosauri e trovata in orbita attorno alla Terra - spiegai.

- Non sapevo di questa scoperta. Era nella fascia geosincrona?

- Come lo sapete?

- Beh, potreste leggere un mio vecchio articolo, ``Evoluzione a lungo termine dei rottami spaziali nella fascia geosincrona'', pubblicato sulla rivista Planetary and Space Sciences nell'anno 2010.

- È lei l'autore di quella teoria?

- Io, ed altri miei collaboratori. Ad ogni modo, capisco da quello che dite che il colonnello Jones propone l'idea che la guerra è un fenomeno universale tra le specie intelligenti. Questo potrebbe anche essere vero, ma non spiega l'uso di un'arma capace di distruggere la maggior parte della vita su questo pianeta. Per questo eccesso di ferocia, per la volontà di sterminare la maggior parte degli esseri viventi sulla Terra, nella speranza di spazzare completamente via il nemico, ci vuole una spiegazione. A maggior ragione, visto che si assunsero il rischio di far estinguere anche la loro specie.

- Se questo comportamento, di rischiare l'estinzione della stessa specie cosiddetta intelligente per distruggere un nemico, è veramente comune tra le civiltà tecnologiche, questo potrebbe anche risolvere il paradosso di Fermi. - questo commento della Giusti mi risultava oscuro, bisognava che dopo le chiedessi di spiegarmelo.

- Forse; ma checchè ne pensi il suo amico colonnello, c'è un limite al desiderio di distruzione. Io non penso che l'umanità sarebbe capace di fare una cosa simile, almeno non di proposito. Forse il nostro odio ha un limite, perché noi riconosciamo pur sempre la qualità di essere umano anche al nostro peggiore nemico.

- Non sempre, nella storia dell'umanità, si è riconosciuto il nemico come un essere umano. Pensi alla schiavitù, alle guerre di religione, alle ultime guerre mondiali. Ma ad ogni modo la ringrazio, professor Carletti. Lei ci ha dato un'indicazione preziosa, dobbiamo lavorare su questa ipotesi - la Giusti si alzò, e ci congedammo.

Sulla via del ritorno, in barca, i monti erano coperti dalle nuvole, e poi la Giusti non era più in vena di ricordi d'infanzia; allora io cercai di discutere di quello che ci aveva detto il vecchio.

- Molto interessante, quello che ci ha detto Carletti. E poi è così chiaro, mi piacerebbe saper spiegare come lui.

- L'ho avuto come professore, all'Università di Pisa, negli anni subito prima dell'alluvione. Hai ragione, è sempre stato lucido, rigoroso, ascoltarlo è un piacere.

- Ma cosa pensa della teoria che ci ha proposto?

- Non è ancora una teoria, solo un idea... lui stesso ha detto che non è facile crederci... che i dinosauri potessero odiare tanto.

- Tu cosa ne pensi?

- Non so...

La sua mente era assente, forse pensava all'inimmaginabile odio dei dinosauri, comunque non era più in vena di confidenze: non ebbi il coraggio di chiamarla di nuovo Laura. La portai direttamente a casa sua, e poi me ne andai a casa mia, cioé da Terry; non fermarsi a San Cataldo non era nel nostro stile, ma non ci sentivamo in vena di controllare la nostra posta elettronica.

Andrea Milani 2011-10-11