7.4 La nostra storia e la loro

Al mio arrivo a San Cataldo la mattina dopo trovai una sorpresa non precisamente gradita: un esame. Mi aspettava un messaggio dal comitato promotore del nuovo centro di ricerca di Waukarly-carly. Erano ben disposti ad esaminare la mia candidatura, ma per confrontare le mie capacità con quelle di altri candidati volevano sottopormi ad una prova di traduzione dal dinosaurico. Perciò mi allegavano un file tratto dal nuovo CD-rom rinvenuto accanto al primo, e su cui finora nessuno aveva lavorato. Il file era binario puro, copiato dal secondo CD fossile senza alcuna elaborazione. Ho sempre odiato essere messo alla prova. Ma quella volta dovevo mangiare quella minestra o saltare... o rinunciare al posto di direttore.

Prima di dedicare tanto lavoro alla mia domanda australiana dovevo consultarmi con la Giusti. La porta del suo studio era aperta, come sucedeva quando lei era in Istituto, ma lei dentro non c'era. Per aspettarla, anziché sedermi, come al solito, al tavolo delle riunioni, mi misi alla sua scrivania. Chissà perché lo feci, forse volevo provare come ci si sente ad essere il boss. Una bella scrivania, con diverse pile ordinate di carte, ed una sedia comoda, che si inclinava all'indietro... quando era spinta all'indietro al massimo, si vedeva bene un fianco dell'armadio, che era orientato in modo da non essere visibile a chi stava seduto dall'altra parte della scrivania, dove stavo sempre io, per esempio, quando venivo a parlare con la Giusti. Su quella parete c'era attaccata una fotografia incorniciata, sembrava vecchia, un po' danneggiata dall'umidità come quasi tutto a Pisa.

Mi alzai per andare a staccarla: era Laura... cioè era la Giusti circa all'epoca in cui era stato fatto lo scanning; era con Marco, teneramente abbracciata. La curva del suo corpo rispondeva alle mani di lui in un modo che mi faceva venire in mente quando mi sferzava con la coda... Maledizione! Non si vergognava di lasciare in giro questa roba... Ma che idiota che ero, una foto col marito, quando erano giovani ed innamorati, e aveva anche avuto la delicatezza di metterla dove la vedeva solo lei. Rimisi a posto la foto come se mi bruciasse le dita e me ne andai senza aspettarla. Soltanto quando ero giá fuori nel corridoio mi ricordai che dovevo chiederle un consiglio importante, ma ora non me la sentivo di aspettarla nel suo studio. Decisi che avrei provato a tradurre la sera, magari a casa sul portatile, del resto non faceva veramente parte del mio lavoro.

Seguì una di quelle giornate di lavoro in cui si rimpiange di non essersi dato malato, tutto andava storto. Me ne andai a casa più presto del solito, addirittura Terry non era ancora arrivata, mi misi a tradurre il file mandato dall'Australia. L'identificazione dei caratteri fu una cosa molto semplice, per le strutture sintattiche usai un programma che avevo scritto molte settimane prima, sembrava che in Australia non si rendessero neppure conto di quanto eravamo più avanti di tutti gli altri, io e la Giusti. Per le parole, il mio pseudodizionario proponeva traduzioni multiple; come al solito, ci voleva un po' di fantasia per scegliere tra le diverse alternative. Il senso generale mi pareva di capirlo: si parlava di guerra, di violenza. Chissà cosa ne avrebbero pensato Carletti, ed il colonnello Jones.

Entriamo nel villaggio di K. dopo il tramonto, quando i contadini sono già rientrati dai campi: in questo modo nessuno può sfuggirci. Mando una camionetta con sei soldati a guardia di ciascuna delle quattro uscite dal villaggio, che ha solo due strade degne di questo nome.

- Se qualcuno tenta di scappare, uccidetelo - le mie istruzioni sono sempre chiare. Quando i camion sono piazzati alle uscite del villaggio, raduno i soldati in fila per quattro, scompaginando l'ordine in cui si mettono da soli: devo formare delle pattuglie, non devono mettersi assieme i vecchi amici, quelli che vengono dallo stesso villaggio, non devono riparlare tra loro di quello che succederà stanotte...

Non sentii neppure la porta aprirsi, tanto ero assorto, e Terry venne a sbirciare quello che facevo.

- Lavori anche a casa, stasera? - il suo tono non mi piacque affatto.

- È qualcosa di speciale, non è per l'Istituto...

- Ma è sempre una traduzione, no?

- È diverso... questo non sembra un testo scientifico, sembra piuttosto un romanzo, oppure... una storia vera, ecco, un racconto storico.

- E quindi ti piace di piú?

- No, sai benissimo che io non ho mai voluto studiare la storia... mi interessa perché... voglio fare una bella figura.

- Ah, questo è diverso dal solito?

Non la sopportavo quando capiva più di quello che io volessi spiegare; mi rimisi a tradurre.

- Ogni fila è una pattuglia, disperdetevi per il villaggio, entrate in ogni casa. Portate fuori tutte le femmine adulte.

Si avviano a gruppi di quattro; i veterani già pregustano quello che verrà dopo, ma tra i rinforzi arrivati da pochi giorni ci sono dei passi esitanti, da tenere d'occhio.

I soldati entrano nelle case, si sentono delle grida, ma non spari. Nessuna resistenza organizzata, come avevo previsto. Cominciano a rientrare le pattuglie, ciascuna trascina due, tre femmine. Io faccio vedere ai soldati come devono fare:

- Prendete una baionetta, stendete una femmina per terra, e inchiodatela al suolo, così, con un colpo secco attraverso la coda.

La femmina urla, resta immobilizzata, non può girarsi. Le altre dapprima sono sorprese, poi cominciano a capire che cosa sta succedendo, urlano, strepitano, cercano di sfuggire; i miei soldati le buttano a terra a forza e le inchiodano come ho spiegato io.

- Va bene, ora cominciate a divertirvi. Violentatele tutte, nessuna esclusa...

Terry mi chiamò a cena, e comunque era il momento di interrompere per un poco. A tavola non avevo fame, tracciavo delle linee nel puré con la forchetta.

- Bestie disgustose, i dinosauri - non volevo parlare con Terry del mio lavoro, ma questo commento me lo lasciai scappare.

- Come! Non sono più la tua passione?

- Quello che sto traducendo oggi è orribile...una violenza inumana.

- Uno specialista di semantica che usa una parola così sbagliata! Non c'è niente di piú umano della violenza.

- Non sai di cosa stai parlando. Leggi qui.

Io mi aggiro tra le file di femmine inchiodate al suolo, quando ce n'è una di cui nessun soldato si sta occupando non mi ci metto io, a me fanno schifo quelle della specie inferiore. Piuttosto la frusto, finché supplica di essere violentata. Raccomando ai miei uomini di urlare, sghignazzare, farsi sentire da quelli che sono rimasti dentro le case. A un certo punto da una porta esce un ragazzo con un fucile da caccia: viene abbattuto con una sola raffica. Patetico.

Continuiamo fin verso mezzanotte; i soldati ci hanno preso gusto, anche i più giovani ed inesperti; bene, questo rialza il morale.

- Ora basta - ordino - liberatele e lasciatele tornare a casa.

Le femmine strisciano verso casa, quasi tutte; una cerca invece di fuggire nei campi, viene abbattuta. Ora è venuto il momento di far riposare un poco i soldati; e poi bisogna dare ai contadini, che sono sempre terribilmente lenti di riflessi, il tempo di avere paura. Anche io mi sdraio in un pagliaio, ma sono troppo eccitato per dormire...

Questa parte è veramente troppo, persino per i crudelissimi umani: anche Terry è scossa, ma non vuole ritrattare la sua tesi.

- Queste... cose le hanno fatte anche gli uomini. C'è un po' di questo dentro ciascuno di noi, al fondo, sotto tutte le scorze di civiltà.

- Il dinosauro che abbiamo dentro?

- No, la belva primitiva, il predatore... non importa se mammifero o dinosauro. Forse per loro era il tirannosauro interiore.

Scossi la testa, non mi aveva convinto.

- Questa non è la ferocia di esseri primitivi: è una violenza organizzata, di cui è colpevole una società intera.

- Appunto per questo dico che gli uomini hanno fatto lo stesso. Ognuno di noi potrebbe fare cose simili, se la società le organizzasse per noi, se ci spiegassero che è giusto, anzi necessario, eroico.

- No, noi siamo piú civilizzati.

- Sciocchezze... tu, per esempio, hai tradotto... troppo bene, si sente del compiacimento.

- Del compiacimento... vai al diavolo. Stai solo cercando un pretesto per prendertela con me.

Ero veramente offeso. Me ne andai nel mio angolo dello studio e mi rimisi a tradurre. Quello che volevo capire era lo scopo di tanta violenza, dovevano pur avere un motivo, per quanto aberrante.

All'alba tiro fuori la lista di quelli della nostra specie che stanno nel villaggio, fornita dallo spionaggio; li faccio chiamare, e gli ordino di guidare le pattuglie dei nostri soldati alle case dove ci sono ancora dei maschi adulti. Alcuni si lamentano che anche le loro figlie sono state violentate, mi scuso ufficialmente con loro, naturalmente non sono scuse sincere, che me ne importa se sono le loro figlie, almeno non genereranno dei bastardi sterili. Uno si è messo un cappuccio che gli nasconde la faccia, con dei piccoli buchi per gli occhi.

- Perché ti sei mascherato? - gli chiedo.

- Perché i miei vicini mi conoscono - risponde l'idiota. Gli strappo via il cappuccio:

- Devono riconoscerti. Solo così saranno convinti che non ci sarà mai più posto per loro in questo villaggio. Ora andate, separate i maschi in età da combattere, e radunateli in quel magazzino là; gli altri, mandateli fuori dal villaggio, in quella direzione. Dite loro di camminare fino al confine, che se torneranno qui li uccideremo tutti.

- E se non vogliono uscire dalle case?

- Allora cominciate a bruciare, gettate delle torce accese sui tetti.

Malgrado i suoi insulti, avevo ancora voglia di discutere con Terry, era troppo deprimente leggere cose del genere da solo. Le feci leggere il nuovo pezzo che avevo tradotto.

- Come fai a dire che io mi compiaccio? Con questa parte si capisce la motivazione del massacro, era un fatto di razza, o di specie che fosse. Un episodio di una guerra terribile, di sterminio totale.

- Ma non ti rendi conto che questa tua traduzione è molto diversa dalle solite che fai? Non ci sono sottigliezze linguistiche, nessuna interpretazione alternativa, le tue famose parentesi... è come un esercizio di scrittura, senza interruzioni per non sciupare l'effetto... magari non te ne sarai reso conto, ma volevi scrivere una storia dell'orrore.

- Te l'ho detto, volevo fare una buona figura, pensavo che non fosse il caso di appesantire... che non importasse una traduzione letterale, ma fosse meglio creare un'atmosfera...

- Appunto, ci sei riuscito. Ma insomma vuoi spiegarmi perché questa traduzione è così importante per te?

- Te ne parlerò... ma non ora - Ora volevo finire la traduzione, ma soprattutto volevo capire perché tanto odio.

Dopo circa un'ora, i maschi in età da combattere del villaggio sono chiusi in un capannone, gli altri abitanti stanno allontanandosi, la maggior parte delle case brucia bene, per altre ci vuole un po' di dinamite. Ordino di prendere i maschi a gruppi di dieci e di andare nel bosco a fucilarli, ma prima ogni gruppo deve scavare le fosse e seppellire il gruppo precedente.

- Niente fosse comuni, fosse individuali, non deve sembrare un massacro: ricordatevi che sono quelli della specie inferiore che massacrano i nostri, noi facciamo solo della pulizia cromosomica.

I miei ordini sono eseguiti dai miei soldati, con l'aiuto di quelli del villaggio che sono dei nostri. Verso mezzogiorno abbiamo eliminato tutti i potenziali soldati nemici. Le femmine di cui ci siamo occupati ieri, i vecchi ed i bambini stanno scappando, in una lunga fila, pochi si voltano indietro a guardare il villaggio che brucia.

- Ma perché non li uccidiamo tutti? - il tenente si distingue come al solito per la sua ferocia priva di finezza.

- Non capisci niente. Il confine è minato, con mine di piccola potenza: la maggior parte di loro arriverano dai loro simili mutilati; gli invalidi fanno più danno dei morti, e poi devono portare al di là del confine la notizia che per chi resta qui non c'è scampo.

Chiamai Terry per farle leggere il passo appena tradotto.

- Leggi qui, questa storia delle mine è veramente orribile... gli uomini non usano le mine antiuomo.

- Ah sì? E allora perché esiste la parola ``antiuomo''? Le usavamo eccome, quando sono state bandite le mine antiuomo? Mi pare di ricordare che ci sia stato un trattato, ma non in tempi antichi, in questo secolo...

- Non mi ricordo...

- Vero, tu non studi storia... se continui a lavorare io me ne vado a letto.

Salì la scaletta di legno che portava al letto facendo sbattere gli zoccoli sugli scalini, faceva apposta, lei non era mai goffa nel muoversi. Io tornai alla traduzione.

Persino il tenente sembra capire; lo spedisco a consegnare le armi per difendersi a quelli della nostra specie che sono rimasti padroni del villaggio, anche se sono solo le loro case ad essere rimaste in piedi, in quello che ora è il villaggio di C.: infatti, si può ridargli il glorioso nome nella nostra lingua, che richiama alla memoria le grandi battaglie del passato per difendere questa terra intrisa del sangue dei nostri antenati.

Io faccio un giro tra i soldati che stanno risalendo sulle camionette; alcuni sembrano scontenti, ma io non ho certo bisogno del loro consenso, ho la soddisfazione di un lavoro ben fatto. Cancello dalla mia carta topografica il vilaggio di K., e ordino di ripartire verso il villagio di X.

Quella sera Terry mi chiamò dalla piattaforma del letto: lo faceva molto raramente, di chiamarmi per andare a letto, forse le sembrava sconveniente; ma io non credevo di poter dormire. Iniziai a tradurre la pagina successiva, doveva essere un altro brano, che faceva parte di una specie di raccolta, un'antologia dell'orrore... forse era un libro di volgare propaganda... forse erano menzogne... ma delle menzogne come quelle non erano anche peggio della verità?

Quando ebbi finito anche il secondo brano salii su al nostro letto; lei faceva finta di dormire, per farmi notare che era offesa perché non ero venuto quando mi aveva chiamato. Ma io non ero in vena, quindi feci finta di credere che dormisse. Mi addormentai, di un sonno agitato, con molti sogni. Uno solo lo ricordo: sono in un bosco, tra gli alberi, ma c'è un odore strano, come di bruciato, non sono alberi quelli che bruciano, si sente anche il puzzo di stoffa, di plastica bruciata; in bocca mi sento uno strano sapore, mi lecco le labbra, sono sporche di sangue. Non sapevo che nei sogni si potessero sentire gli odori, e i sapori.

La mattina davanti ad un caffé, anche se sapevo che mi stavo cercando dei guai, ripresi il discorso.

- Tu dici che gli uomini hanno fatto delle cose simili a quelle dei dinosauri al villaggio di K., e forse hai ragione, io non ne so abbastanza di storia...

- Non è storia antica, si chiamava pulizia etnica, è successo ai tempi dei nostri nonni; mia madre me ne ha parlato una volta, lei ha visto cose del genere in TV da ragazzina.

- Vedere queste cose in TV... che assurdità stai dicendo. Questi saranno stati i fantasmi dell'adolescenza disturbata di tua madre.

- Ma sì, ti dico che era così, e poi il tuo dinosauro lo ha spiegato proprio bene, queste cose si fanno per suscitare terrore, quindi anche davanti ad una telecamera, o comunque lasciando dei testimoni...

- Non ci credo. Ma comunque ho tradotto un altro passo che risolve il problema: i waukarlisauri erano peggio degli uomini. Leggi.

Al centro della piazza un grande falò, attorno ballano tutti gli abitanti del villaggio, i maschi sono vestiti da festa, le femmine hanno vestiti ornati di trina, e i loro bambini in braccio. I maschi girano intorno sempre più in fretta, le femmine si avvicinano al fuoco, ed ecco un maschio anziano con una lancia si accosta ad una femmina, fa un segno, anzi punge il bambino che lei porta, attorno tutti guardano, la madre getta il figlio nel fuoco, si sentono urla disperate. Ora si accosta ad un'altra, punge un altro infante, la madre cerca di allontanarsi, tutte le altre femmine le si serrano attorno, la sospingono, e un altro piccolo cade sul rogo, questo piange, ma solo per poco. L'anziano ne punge ancora due, tre, nessun altra femmina ha la minima esitazione quando tocca a lei. Alla fine della festa, il villaggio è cromosomicamente puro.

- Ma cosa ne sai tu, che non studi mai la storia, di quanto possono essere crudeli gli uomini? Aspetta...

Cercò a lungo nella libreria grande, e tornò con un vecchio libro sulla cui copertina stava scritto, a grandi caratteri, Alaska.

- Ecco, leggi qui, dove parla della ritirata degli indiani Tlingit da Sitka, l'anno era 1804.

Quando l'alba si avvicinava, due gruppi di profughi avevano dei compiti speciali e strazianti: un gruppo di uomini girava per il forte uccidendo tutti i cani, specialmente quelli che si erano attaccati ad una singola famiglia, perché portarli con sé nel viaggio che li aspettava sarebbe stato impossibile, e ci furono momenti dolorosi quando un animale che aveva balzato con amore al richiamo di un bambino veniva ucciso, ma questa tristezza fu presto dimenticata, perché un simile gruppo di donne guidato da Kakeena passava attraverso la calca, uccidendo tutti i bambini Tlingit.

La mattina dopo arrivai al lavoro che ero già nervoso e di malumore, come alla fine di una giornata in cui tutto andava storto. Comunque mandai le mie traduzioni in Australia.

Andrea Milani 2011-10-11